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Festa della Repubblica, il discorso del sindaco Aurelio Lo Fazio

FOTO SINDACO
mar 03 giu, 2025

Autorità civili e militari, cittadine e cittadini, buongiorno.  Ringrazio tutti voi per essere qui

In questa ricorrenza il mio primo pensiero va ai 3.962 elettori ed elettrici di Anzio che il 2 giugno del 1946 si recarono alle urne, nella nostra città, per scegliere democraticamente fra la Repubblica e la monarchia.

Per le donne era la prima volta in assoluto, perché solo a febbraio del 1945 con il decreto Bonomi fu riconosciuto loro questo diritto. Voglio ricordare anche che nel nostro Paese, soltanto 33 anni prima, era stata data la possibilità a tutti gli uomini – a prescindere dal censo – di esprimersi attraverso il voto. Una libertà durata appena dieci anni, perché con l’avvento della dittatura fascista questo diritto venne sospeso.

Ad Anzio gli aventi diritto quel 2 giugno 1946 erano 4.725 e la percentuale sfiorò quindi l’84%.

La Repubblica ottenne 2.313 voti, mentre la monarchia 1.520. Gli elettori anziati scelsero a larga maggioranza – con oltre il 60% - la forma repubblicana che da quel giorno ha consegnato all’Italia democrazia e pace. Garantendo anche a quei 1.520 che la pensavano diversamente nella nostra città e a quanti in Italia scelsero la monarchia, sconfitta dalle urne, di potersi esprimere liberamente e svolgere la loro attività politica.

 Sono convinto che proprio questa sia la grande forza della nostra democrazia e che per tale motivo il 2 giugno non debba essere considerato una semplice cerimonia, ma vada esaltato il significato profondo della scelta che trova la sua massima espressione nell’articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. I padri e le madri costituenti eletti in quello stesso 2 giugno hanno fatto in modo che la nostra carta fondamentale garantisse gli stessi diritti anche agli sconfitti. Mi piace ricordare anche oggi, come ho fatto il 25 aprile, che, se fosse avvenuto il contrario, non avremmo avuto tutti i medesimi diritti. Perché non dobbiamo dimenticare che l’Italia usciva da uno dei periodi più bui della sua storia, dal ventennio fascista che aveva sottratto diritti ed eliminato avversari.

Va, allora, un deferente pensiero proprio alle madri e ai padri costituenti eletti quello stesso 2 giugno per averci donato una Costituzione che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito giustamente, un anno fa, “Saggia e lungimirante

È ancora nella nostra Costituzione che troviamo, all’articolo 11, il principio fondamentale secondo cui “l’Italia ripudia la guerra”. Un concetto che a maggior ragione oggi, mentre continuiamo ad avere conflitti alle porte dell’Europa e assistiamo quotidianamente a ciò che succede in ogni angolo del mondo, dobbiamo ribadire. Tra i primi incontri che ho avuto dopo la mia elezione c’è stato quello con i rappresentanti di Emergency, ho aderito alla campagna “R1pud1a.

 Uso qui una frase del fondatore dell’associazione, Gino Strada, per ribadire che: “Il ripudio della guerra è un valore sacro e uno dei pilastri portanti della nostra Repubblica”. Abbiamo bene in mente, poi, le prime parole del Santo Padre, Papa Leone XIV, che affacciandosi su piazza San Pietro ha invocato la pace e anche nei giorni scorsi ha fatto “appello a fermare la guerra e a sostenere ogni iniziativa di dialogo e di pace”. 

I nostri nonni e i nostri padri hanno conosciuto da vicino le atrocità della guerra, la fame, le sofferenze, lo sfollamento, la città distrutta. In quel conflitto   ci trascinò il fascismo. L’ho detto alcuni giorni fa in Consiglio comunale, quando abbiamo votato e revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, imposta dal regime e decisa da un commissario prefettizio: la differenza storica è tra la democrazia e chi, invece, imponeva le sue scelte.  Tra chi sceglie liberamente e chi ha modificato la legge elettorale, sciolto i partiti e i sindacati, si è macchiato di promulgare leggi razziali: è per tale ragione che oggi l’alzabandiera è stata affidata a una cittadina ebrea, Adele Di Consiglio.

Chi impose quelle leggi ha fatto anche altre norme liberticide, obbligato i bambini a fare il sabato fascista, ci ha portato nel baratro della Seconda guerra mondiale. Il 2 giugno del 1946, l’Italia ha risposto scegliendo altro rispetto ad anni di soprusi e sofferenze e noi, oggi, siamo qui per ricordarlo.

In questi giorni il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è tornato a difendere i nostri valori costituzionali, rispetto a una situazione che nel mondo vede quegli stessi valori calpestati: libertà, uguaglianza, dignità, diritti inviolabili, rispetto delle minoranze, pace. 

Lunedì scorso al Cimitero Americano di Nettuno abbiamo celebrato il Memorial day, durante il quale Mark Ireland, sovrintendente della struttura statunitense,  ha ricordato come quei ragazzi lì sepolti, sono venuti in Italia, a morire, non per una conquista ma per un ideale di libertà. Giovani eroi che non dovremo mai dimenticare.

 Ce lo ricordava un altro Presidente della Repubblica, Sandro Pertini: “Dietro ogni articolo della Carta costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”. È la frase che abbiamo scelto per invitarvi oggi qui, è l’impegno quotidiano che dobbiamo avere tutti, ciascuno nel proprio ruolo. Sia esso istituzionale, politico o lavorativo, di impegno civile. Lo dobbiamo ai cittadini di Anzio caduti in circostanze belliche e a quei 3.962 elettori di Anzio che 79 anni fa, con il cuore pieno di speranza, si sono recati alle urne. Lo dobbiamo a quanti hanno scelto in Italia di donarci la Repubblica e a chi ha dato la vita per consegnarci la libertà.

Viva Anzio, viva l’Italia, viva la Repubblica.

 

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